Gig Economy
L’attività lavorativa è infatti sempre meno legata ad un orario fisso, ma va oltre. Stiamo parlando della Gig Economy.
Per “Gig Economy” si intende un “modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, e non sulle prestazioni lavorative stabili e continuative, caratterizzate da maggiori garanzie contrattuali”, ossia un lavoro che si riduce ad una serie di prestazioni e che si svolge principalmente su piattaforme online. Basta un click.
Economia dei lavoretti
Questa “economia dei lavoretti” nasce in seguito alla crisi economica del 2008, che ha causato la perdita di un gran numero di posti di lavoro. Molte persone si sono ritrovate alla ricerca di una nuova occupazione o di lavoretti occasionali per arrotondare. Il termine inglese “gig” fa infatti riferimento agli ingaggi occasionali tipici di musicisti ed artisti.
Il successivo e continuo sviluppo della tecnologia ha fatto il resto.
All’interno della Gig Economy troviamo i Gig Workers, ovvero tutti quei lavoratori part-time o freelance, che non sono vincolati da contratti fissi e a tempo pieno.
Settori
I settori in cui lavorano i Gig Workers sono molteplici: riders, giornalisti freelance, taxisti, baby-sitter e chiunque voglia offrire le proprie competenze e le proprie capacità al fine di fornire un servizio richiesto da un privato o da un’azienda.
Gli esempi più noti sono gli autisti di Uber o i rider di aziende come Just Eat, Glovo o Deliveroo.
Ciò che caratterizza i Gig Workers, quindi, non è tanto il settore di appartenenza, quanto più il fatto di svolgere lavori a breve termine, non legati ad uno spazio e ad un tempo specifici.
Grazie a internet e alla tecnologia, i Gig Workers possono lavorare ovunque. Ad oggi, fanno parte della Gig Economy oltre 700 mila lavoratori attivi.
COVID-19 e Gig Economy
Inoltre, con l’avvento della pandemia di COVID-19, la Gig Economy ha guadagnato maggiore importanza, rivelandosi addirittura una risorsa fondamentale, che ha permesso a molte persone di continuare a lavorare anche durante il lockdown, come nel caso dei ristoratori, che altrimenti avrebbero rischiato il fallimento.
Quello dei Gig Workers è però un lavoro esasperatamente ambivalente: se da un lato lascia grande libertà a chi lo svolge, in termini di scelta delle attività da svolgere, dell’orario e del luogo di lavoro, dall’altro lato è caratterizzato da guadagni variabili e, soprattutto, da mancanza di regolamentazione.
Il tema della mancanza di regolamentazione di queste persone risulta essere piuttosto caldo; è perciò importante che i politici prendano in considerazione questi cambiamenti nel mondo del lavoro e introducano delle leggi che vadano a tutelare questa fascia di popolazione sempre più ampia.
L’identità lavorativa di queste persone, a causa di questo tipo di attività, è mutevole e instabile: i lavoratori devono infatti essere pronti a cambiare attività e ad accaparrarsi le commesse migliori.
Trasformazioni della soggettività e delle forme di lavoro
Tutto ciò ha a che fare con le trasformazioni della soggettività e delle forme di lavoro. L’attività lavorativa non è più qualcosa di stabile e che, in quanto tale, stabilizza la vita delle persone; al contrario, è sempre più caratterizzata da libertà e provvisorietà, qualità che richiedono capacità di adattamento rapido e flessibilità
Queste modalità di lavoro rappresentano una tendenza all’individualizzazione e richiedono competenze nuove, diverse da quelle che un tempo caratterizzavano il lavoro svolto secondo modalità e forme considerate paradigmatiche. La Gig Economy richiede infatti capacità di resilienza, tolleranza all’incertezza, regolazione emotiva, apertura al cambiamento e velocità di apprendimento.
Conlcusioni
In conclusione, nella Gig Economy oltre ad assistere ad un cambiamento delle forme e delle modalità di lavoro, assistiamo anche ad un cambiamento di quelle che sono le capacità richieste.
Il futuro di questa economia dei lavoretti dipenderà dalle norme che i vari governi del mondo introdurranno al fine di tutelare questi lavoratori.
Referenze:
Luca Piero Vecchio, Corso di Psicologia Economica e del lavoro, a.a. 2021/2022, Università degli Studi di Milano-Bicocca