Perché la crisi demografica è un problema per il lavoro

Dal Sole 24H

Evoluzione demografica

A ottobre la Commissione europea ha presentato una serie di strumenti a disposizione degli Stati membri per contrastare i problemi dell’evoluzione demografica e integrare la questione in tutte le politiche pubbliche. Il tema viene visto con crescente preoccupazione dai cittadini europei: quasi il 40% ritiene infatti che le tendenze demografiche in atto siano la principale sfida per l’economia e la competitività europea.

La percentuale di italiani che la pensa ugualmente è però la più bassa tra i Paesi del Vecchio Continente, nonostante l’Italia sia lo Stato membro con l’età media più alta.

Gli impatti di tale sbilanciata struttura demografica si stanno riversando sempre più sul mercato del lavoro. Negli ultimi due anni le imprese italiane stanno infatti facendo i conti con una crescente difficoltà a reperire i profili professionali di cui hanno bisogno.

Non si tratta di criticità temporanee ma bensì di un contesto con cui bisognerà convivere sempre più nei prossimi decenni qualora gli attuali trend demografici e di sviluppo delle competenze non dovessero registrare una svolta in positivo.

Da inizio 2021, la quota di imprese manifatturiere italiane che lamenta difficoltà di reperimento di manodopera è aumentata di più di sei volte

38 miliardi €

È questa la perdita di valore aggiunto per l’economia italiana che deriva dal mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il dato è di Unioncamere

Una carenza che accomuna tutte le regioni e macrosettori, risultando più pronunciata per servizi e costruzioni. I saldatori ad arco elettrico, i medici di medicina generale, e gli elettronici sono le figure più “introvabili”.

A contribuire alle difficoltà del mercato del lavoro italiano sono soprattutto le dinamiche demografiche. Il nostro Paese presenta il tasso di natalità più basso d’Europa.

393 mila

Sono i nati residenti in Italia nel 2022. Un nuovo record in negativo, con un trend calante che continua dal 2008. Il numero di morti è costantemente superiore a quello delle nascite da trent’anni, con solo due eccezioni: nel 2004 e nel 2006.

La popolazione sta conseguentemente invecchiando così come la forza lavoro, ridottasi di due milioni nell’ultima decade.

Ovvero l’ingresso di nuovi giovani nel mercato del lavoro non compensa l’elevata fuoriuscita (per pensionamento o mortalità) di lavoratori, principalmente della generazione dei baby boomer, quantificabile in circa 2,7 milioni di persone nei prossimi quattro anni.

I trend demografici previsti nei prossimi decenni rischiano di accrescere ulteriormente tali dinamiche distorsive nel mercato del lavoro.

Secondo gli scenari Istat, al 2050 la popolazione italiana potrebbe diminuire fino a poco più di 50 milioni di abitanti.

Per poi decrescere di ulteriori 10 milioni al 2080, e assestarsi intorno a tale cifra nei successivi decenni di fine secolo. Il rapporto tra pensionati e lavoratori passerebbe dall’attuale 1:4 a 1:1 già a metà del secolo e oltre un quarto del PIL nazionale rischierebbe di essere assorbito da pensioni e sanità.

A fronte dei numeri sopra citati, diventa ancora più prioritario risolvere le principali criticità del mercato del lavoro italiano.

Popolazione NEET italiana 1,67 milioni

Andando per esempio a diminuire rapidamente la quota di giovani di età compresa tra 15 e 29 anni che non studia né lavora (NEET), pari al 19%, con picchi sopra il 30% in alcune province del Mezzogiorno.

Solo la Romania fa peggio di noi. Per raggiungere gli obiettivi dell’UE – non oltre il 9% al 2030 – servirà un miglioramento doppio di quello avvenuto nell’ultimo decennio.

MEDIA UE 53,92%

Altrettanto importante sarà per il sistema Paese accelerare sullo sviluppo delle competenze digitali per intercettare al meglio le evoluzioni del mercato del lavoro legate alla transizione tecnologica in corso.

Ad oggi l’Italia occupa le ultime posizioni della graduatoria europea per quota di popolazione con almeno competenze digitali “di base”.

Ovvero, pur escludendo le fasce più giovani e anziane, poco meno della metà degli italiani fatica a produrre e modificare contenuti digitali, ad utilizzare software informatici per la risoluzione di problemi e a utilizzare canali di comunicazione digitale.

Gianluca Suardi

Gianluca Suardi

Sono nato a Milano e dopo aver conseguito un diploma ad indirizzo tecnico, ho studiato psicologia presso la Facoltà degli Studi di Padova e mi sono laureato in Psicologia del Lavoro nel 1996. La mia passione per le Risorse Umane, mi ha portato prima a lavorare per alcune società di Ricerca & Selezione di Personale come Recruiter. Nel 2010 fondo GSXecutive. Ci occupiamo di Ricerca e Selezione di Personale, Consulenza Aziendale e Coaching, Teambuilding. Attualmente iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia e all'Asnor (Associazione Nazionale Orientatori), nel 2024 conseguirò la qualifica di Coach accreditato ACTP con ICF- International Coaching Federation

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