L’adozione rapida delle nuove tecnologie ha pro e contro. Da un lato, i software intelligenti semplificano compiti noiosi e aumentano la precisione. Dall’altro, sono costosi, privi di creatività ed empatia, riducendo opportunità di lavoro
Cosa pensano le persone di questi cambiamenti?
Secondo il rapporto 2019 AIDP – LABLAW su robot, intelligenza artificiale e lavoro, l’89% degli italiani crede che le macchine siano cruciali per compiti faticosi e pericolosi. Tuttavia, la maggioranza ritiene che non sostituiranno completamente l’intervento umano nei posti di lavoro.
La domanda che ci poniamo è: quanto il fattore umano è sostituibile dalla tecnologia?
Numerosi successi emergono dall’uso di robot e intelligenza artificiale. Un esempio è l’infermiera Grace, creato durante la pandemia da COVID-19 per assistere i pazienti in quarantena. Allo stesso modo, il robottino Nao è diventato un punto di riferimento nell’istruzione e nella ricerca, specialmente nella terapia dell’autismo, facilitando la comunicazione dei bambini
Tuttavia, non sempre la tecnologia ha raggiunto il successo previsto. Un esempio è l’Henn-na Hotel di Nagasaki, completamente gestito da robot. Nonostante l’intenzione di dimostrare l’accelerazione dell’automazione, l’hotel ha licenziato metà del personale a causa dell’inefficienza dei robot nel soddisfare le richieste dei clienti. L’introduzione dell’AI, anziché sostituire gli umani, ha portato all’assunzione di personale, evidenziando che alcune attività sono più adatte alle persone.
Un esempio simile riguarda il robot Fabio, che è stato assunto in un supermercato di Edimburgo per rispondere alle richieste dei clienti e subito licenziato perché incapace di svolgere adeguatamente il proprio lavoro.
Cosa ci insegnano i Case Studies
Le case-studies ci insegnano che l’automazione, sebbene utile in ambito sanitario, educativo e quotidiano, non sempre ha successo. La chiave per la sopravvivenza nel mondo del lavoro è possedere soft skills, in particolare intelligenza emotiva, che le macchine non possiedono.
Le soft skills, competenze trasversali sempre più richieste, includono la creatività (proponendo soluzioni innovative) e l’intelligenza emotiva (riconoscendo e gestendo emozioni). Jack Ma di Alibaba sostiene che non possiamo competere con l’intelligenza artificiale, ma possiamo coltivare lavoratori consapevoli e creativi.
Il futuro è incerto, ma l’elemento umano rimarrà irrinunciabile. Una collaborazione uomo-macchina è possibile, ma l’unicità umana è insostituibile.
Referenze:
https://www.selligent.com/it/resources/blog/intelligenza-artificiale-i-pro-e-i-contro/